ROMA – Abbiamo dato la colpa ai governi della Repubblica, poco sensibili al tema. Poi alle società delle telecomunicazioni, restie ad investire soprattutto nelle aree povere del Paese. E invece l’AgCom individua adesso un colpevole che non ti aspetti per la scarsa diffusione della banda larga: l’anziano. Lo studio sul “Consumo dei servizi di comunicazione”, fresco di stampa, spiega che l’Italia ha molti uomini dai capelli bianchi (“matures”), un plotone ben più numeroso che in altri Paesi. E questi nostri anziani – quando navigano – si accontentano di andare in Internet a velocità ordinarie, normali, basse. Non reclamano la banda larga e larghissima, che dunque fatica a diffondersi proprio perché manca una domanda, una richiesta possente in alcuni segmenti sociali.
Lo studio dell’AgCom si basa su interviste a un campione rappresentativo degli italiani, tra cui anche persone tra i 64 e i 75 anni. Sono i “matures”, appunto. In questa fascia d’età, due persone su tre non hanno un accesso stabile alla Rete (supponiamo da casa). Poi certo ci sono gli smartphone, che portano in Internet quasi due vecchietti su tre. Ma anche queste persone – per quanto più dinamiche – sembrano estranee alla cultura digitale. Lo dimostra il fatto che i “matures” – in larga maggioranza – sono indifferenti alla velocità delle loro connessioni e soprattutto non sono disponibili a pagare per velocità maggiori.
Spiega l’indagine che il 62 per cento degli anziani non conosce neanche la velocità di crociera che tengono nel mare del web. Ci sono tanti software gratuiti – di cui uno certificato proprio da AgCom – che permetterebbero facilmente di scoprire questo dato: solo il 33 per cento li utilizza. E più basso è il titolo di studio maggiore è anche il disinteresse verso questo requisito tecnico.A proposito della nota più dolente – i soldi da pagare per collegamenti più scattanti – solo un anziano su 100 pagherebbe più di 10 euro per la banda larga e larghissima; appena 2 ogni 100, tra i cinque e i 10 euro. Il 66 per cento è propensa a pagare niente. Zero di zero. Lo studio di AgCom precisa che il web veloce è un “experience good”. Chi sperimenta già connessioni rapide ne apprezza i vantaggi e matura il bisogno di avanzare ancora. Chi non corre, sta fermo.
L’AgCom osserva anche che i prezzi italiani sono tutt’altro che alti o penalizzanti. Anzi: i collegamenti mobili e finanche quelli fissi hanno tariffe tra le più vantaggiose d’Europa. La concorrenza tra società di telecomunicazioni – che ha buttato giù i prezzi del web via smartphone – comincia a produrre effetti vantaggiosi perfino per i collegamenti via computer, dalle case e dalle imprese.
Eppure resiste un problema di domanda. E i “matures” contribuiscono ad attenuare la richiesta di banda larga e larghissima. Quando qualcosa non viene desiderato in modo costante e compatto da tutti i segmenti della società, fatica a diffondersi. Questa la morale dello studio, che suggerisce anche delle soluzioni. Molti anziani, che rischiano l’esclusione sociale anche perché non connessi, andrebbero conquistati al digitale attraverso “campagne di alfabetizzazione” e di informazione. Tornerebbero utili anche i voucher, dei buoni spesa capaci di garantire abbonamenti a Internet a tariffe scontate.
Conclusione: “L’Autorità ritiene che sostenendo la domanda, sia tramite politiche di aiuto finanziario, sia tramite politiche informative, si stimoli sensibilmente la diffusione della banda ultra larga”.